KESA. Simmetrie e asimmetrie nei mantelli monastici
- Mostra
- 14 Marzo 2017 - 2 Aprile 2017
A partire da martedì 14 marzo il MAO Museo d’Arte Orientale propone una nuova rotazione di tre kesa e di altre opere al secondo piano della sezione giapponese che resteranno visibili al pubblico fino al 15 ottobre 2017.
I kesa sono preziosi mantelli rituali indossati dai monaci buddhisti che si compongono di diversi pezzi di stoffa uniti da cuciture sovrapposte. Giocano un ruolo molto importante nella pratica buddhista poiché il dono di un tessuto conferisce merito all’offerente e la sua confezione è intesa come un atto di devozione per il monaco.
La rotazione prevede l’esposizione di tre esemplari del XIX secolo. Il kesa a disegni geometrici romboidali risale agli anni di passaggio tra il periodo Edo (1603-1868) e l’era riformista Meiji (1868-1912), e nella sua simmetria appare più sobrio di gran parte dei tessuti giapponesi in possesso del MAO. Nel kesa con motivi floreali, simboli augurali e draghi predominano i motivi decorativi floreali: grandi crisantemi e peonie si intrecciano a fiori più piccoli, stilizzati e arabescati. L’andamento sinuoso degli steli tra un fiore e l’altro crea la sensazione di un moto ondeggiante che conferisce eleganza all’intero impianto decorativo. I simboli augurali, nonché l’impiego di vivaci colori, fanno supporre che si tratti di un tessuto di origine cinese. Nel kesa con motivi di aceri, crisantemi, pini, ventagli, onde e cascata l’elemento ricorrente è l’acqua nelle sue diverse forme: il moto ondoso dei flutti increspati si alterna al dinamismo curvilineo dei corsi fluviali, a loro volta in contrasto con la linearità dello scroscio di una cascata.
Anche i paraventi esposti nella sezione giapponese del MAO hanno bisogno di essere messi periodicamente a riposo, come tutti i materiali più delicati delle nostre collezioni. Nella stessa sala che ospita i kesa, il paravento questa volta verrà sostituito da due opere di natura diversa: la prima è un grande kakemono (dipinto su rotolo verticale) realizzato nel terzo quarto del XIX secolo; ne è protagonista il Buddha storico ritratto in Parinirvana, ovvero nell’attimo in cui cessa la sua esistenza fisica per estinguersi nel nirvana. Completa la rotazione un raro contenitore per sutra (scritture buddhiste) in pietra con iscrizione datante 1127.