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Declinazioni contemporanee

  • Mostra
  • 2 Novembre 2024 - 31 Ottobre 2025
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In occasione di Artissima, sabato 2 novembre dalle ore 18 il MAO presenta la seconda edizione di Declinazioni Contemporanee, il programma di residenze d’artista e commissioni site-specific che utilizza l’arte contemporanea come mezzo per interpretare, rileggere e valorizzare il patrimonio museale, calandolo nel presente per individuare connessioni e significati inediti fra epoche e culture diverse.

Alle opere di Marzia Migliora, Kengo Kuma, Lee Mingwei e Francesco Simeti, presentate nel 2023, si aggiungo quest’anno le installazioni di Qiu Zhijie e Charwei Tsai e Ultraworld di Patrick Tuttofuoco, opera luminosa realizzata per la facciata del MAO e che farà parte di Costellazione, sezione collaterale di Luci d’Artista.

In occasione dell’inaugurazione, l’artista Linda Fregni Nagler proporrà Things that Death Cannot Destroy, una performance che verrà ripetuta in Salone Mazzonis alle ore 18.45 (posti esauriti), 19.45 (posti esauriti) e 20.45.

Per partecipare alla performance è necessario l’acquisto del biglietto del museo a tariffa speciale di 1€ ed è obbligatoria la prenotazione all’indirizzo internmao@fondazionetorinomusei.it.

Da domenica 3 novembre tutte le opere di Declinazioni Contemporanee saranno visibili acquistando il biglietto di ingresso alle collezioni permanenti a tariffa regolare.

 

I progetti

Charwei Tsai

L’opera prevede l’installazione di oltre 100 vasi votivi, prodotti dall’artista tra Taipei, Parigi e Torino, collocati su un basamento di oltre 10 metri che attraversa i giardini del museo. I vasi, realizzati con una raffinata tecnica ceramica, sono successivamente decorati a mano dall’artista con iscrizioni di preghiere. Mescolando tradizione artistica e rituale, l’opera prevede una partecipazione attiva e performativa dei visitatori, che sono invitati a lasciare piccole offerte all’interno dei vasi.

Nell’ambito del progetto di residenza, Charwei Tsai presenta altre due opere in dialogo con le collezioni permanenti del MAO, in particolare con le opere della galleria della Regione Himalayana, dove saranno collocati il video Songs of Chuchepati Camp, 2017, in cui l'artista documenta le deplorevoli condizioni di vita dei sopravvissuti nel campo di Chuchepati in Nepal a seguito del terremoto che ha sconvolto il Paese, e il disegno della serie Sky dancers, realizzato in omaggio alle cinque danzatrici della saggezza e rappresentano l'energia femminile nella tradizione tantrica.

Una serie di 24 vasi entrerà come opera unica nella collezione permanente del MAO.

 

Patrick Tuttofuoco

La nostra esperienza sulla terra è spesso definita da un dualismo tra forze contrapposte, una situazione in cui l'esistenza o l'identità di una cosa dipende dalla coesistenza di almeno due condizioni tra loro opposte, ma dipendenti l'una dall'altra e che si presuppongono a vicenda. È forse proprio nel superamento di queste categorie che possiamo trovare crescita ed evoluzione sia come individui che come collettività, mi riferisco ad un campo di tensione tra queste polarità che sia in grado di comprenderle e superarle in una logica di crescita e nuova visione del mondo”.

Partendo da questa riflessione, l’artista Patrick Tuttofuoco ha immaginato una forma che fosse in grado di unire in un unico campo espressivo istanze apparentemente opposte - oriente/occidente, femminile/maschile, Kali/Dioniso – che diventano la materia base per riflettere sul superamento dei confini legati al genere e all'abbattimento di stereotipi, etichette e categorie, nel tentativo di dirottare attenzione e luce sull'identità dell'individuo, sulla sua essenza, e non sulla sua apparenza.

L'intervento luminoso site-specific, che raffigura due volti che richiamano alla cultura ellenistica e a quella asiatica, occupa parte della facciata del MAO di Torino, e più precisamente l'angolo le cui facce si rivolgono rispettivamente verso est e ovest, generando anche spazialmente l'unione tra queste due polarità.

I due volti, realizzati in vetro fuso texturizzato e colorato, sono composti da elementi accuratamente studiati e numerati che, uniti, creano l’opera finale. L'opera è progettata per illuminarsi di notte, ma è pensata per essere altrettanto affascinante anche di giorno, grazie alla qualità del vetro e alla sua interazione con la luce naturale. La collaborazione con WonderGlass ha reso possibile la realizzazione poetica di questa visione, con una perfetta integrazione del dialogo tra estetica e tecnica.

 

Qiu Zhijie

La nuova produzione realizzata site-specific per il MAO prende avvio dal decennale progetto dell’artista Mappamundi. Quasi un decennio fa, Qiu Zhijie ha iniziato a tracciare intricate mappe delle relazioni tra le sue varie opere d'arte. Da questa sintesi di ricerca, immaginazione, scrittura e azione è nato il “Mapping the World Project”. Nelle mappe che sono seguite, l'inchiostro e la pennellata della pittura di paesaggio hanno delineato un sistema di coordinate che condensa individui, eventi, idee, oggetti e situazioni, intrecciandoli tra loro e offrendo la possibilità di comprenderli in relazione gli uni agli altri.
La natura intelligentemente schematica di queste mappe ha permesso loro di fungere da progetti per varie mostre.
La mappatura ha svolto molteplici funzioni nella pratica artistica di Qiu: come gesto autoconsapevole, piano espositivo, topologia politica, diagramma del flusso di lavoro, programma di ricerca culturale e scambio intellettuale, e in qualche maniera riflette anche l’identità composita del loro autore: artista, curatore, educatore, cartografo eclettico e teorico.

 

Performance > Linda Fregni Nagler - Things that Death Cannot Destroy

L’opera di Linda Fregni Nagler invita il pubblico ad intraprendere un viaggio enciclopedico nel passato. L’intervento dell’artista consiste in una performance concepita come una coreografia per due lanterne magiche ottocentesche attivate da proiezionisti e un attore che recita le iscrizioni originali presenti sulle diapositive su vetro. Nell’opera di Nagler le immagini sono organizzate in una sequenza di associazioni formali inaspettate.
La performance crea un flusso lento e ipnotico, il cui registro, nel suo svolgimento, può intrecciare il narrativo al didascalico, il documentaristico al fantastico. Questo montaggio di immagini tardo ottocentesche è l’epifania di un mondo in cui persone, piante, oggetti, animali e persino monumenti e architetture sono oramai scomparsi. Da questo archivio ‘riattivato’ affiora l’immagine del mondo come la modernità l’ha rappresentato: un mondo piegato e modificato dal volere dell’uomo. Appaiono, per esempio, le grandi conquiste geografiche (dei poli, delle vette delle montagne, delle isole più remote al mondo…), l’idea di esotismo e di alterità (qui il rapporto con il Museo d’Arte Orientale diventa strettissimo), ma anche la fotografia come documento coloniale e la trasformazione del paesaggio (deforestazione, agricoltura massiva, sfruttamento minerario e nascita degli allevamenti intensivi).

 

Il MAO è lieto di annunciare la collaborazione con Marchesi Frescobaldi, una delle più importanti cantine italiane che rappresentano la Toscana nel mondo. Infatti, grazie al progetto Artisti per Frescobaldi, legato all’arte contemporanea attraverso commissioni site-specific, Sunmin Park, artista presente nella mostra Rabbit Inhabits the Moon, è stata invitata come artista in residenza per il 2024-25 e parte dell’opera che deriverà da tale collaborazione sarà presentata nel 2025 anche presso gli spazi del MAO.

 

 

Biografie degli artisti

Charwei Tsai è nata nel 1980 a Taipei e attualmente vive e lavora a Parigi. Si è laureata alla Rhode Island School of Design in disegno industriale e storia dell'arte e dell'architettura (2002), e al programma di ricerca post-laurea La Seine presso l'École Nationale Supérieure des Beaux-Arts di Parigi (2010). Tra le mostre recenti ricordiamo: Himalayan Art Now al Rubin Museum di New York (2024); 15th Gwangju Biennale (2023); World Classrooms al Mori Art Museum di Tokyo (2023); In the Present Moment al Banff Art Centre, Canada (2023); SIGG: Chinese Contemporary Art from the Sigg Collection alla SongEun Art and Cultural Foundation di Seoul, Corea del Sud (2023); Making New Worlds: Li Yuan-chia and Friends al Kettle's Yard, Università di Cambridge, Regno Unito (2023); Performance al Climat: quelle culture pour quel futur? Centre Pompidou, Parigi (2022); proiezione e conferenza a Tate Lates, Tate Modern, Londra (2022); Refugees Welcome: Artists for Refugees al Museum of Modern Art di Varsavia, Polonia (2022); Buddha10, Museo d'Arte Orientale (MAO), Torino (2022); Initiative for Practices and Visions of Radical Care: On Care and Resilience, Radio Lumbung, Documenta XV (2022) e proiezione online di un progetto appena commissionato, Numbers alla Sydney Opera House (2022).

 

Linda Fregni Nagler è un’artista che lavora principalmente con il medium fotografico. È nata a Stoccolma e vive a Milano, dove si è diplomata nel 2000 all’Accademia di Belle Arti di Brera. Il suo lavoro è una ricerca alle origini dello sguardo moderno e si concentra sul medium fotografico e la sua storia, attraverso una pratica che intreccia le caratteristiche del lavoro dell’artista, quelle dello studioso e del collezionista. Il suo studio è, prima ancora che luogo di produzione, un luogo di ricezione dove, dopo un percorso di scelta e raccolta meticolose, le fotografie confluiscono per essere rielaborate e riattivate, per assumere così nuovi significati. Il suo ambito di interesse spazia dalla teoria alla materialità dell’immagine fotografica, dalla storia della fotografia allo studio delle convenzioni iconografiche e dei cliché visivi, dall’immagine anonima e vernacolare all’appropriazione come pratica artistica contemporanea. Ha esposto in numerose mostre personali e collettive, fra queste la 55. Biennale di Venezia, Il Palazzo Enciclopedico, 2013, curata da Massimiliano Gioni; in istituzioni italiane (Galleria Nazionale d’Arte Moderna Roma, MAXXI Roma, Fondazione Olivetti Roma, Triennale Milano, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Torino) e estere (Moderna Museet Stockholm, Centre National d’Art Contemporain de Grenoble, Columbia University NY, Nouveau Musée National de Monaco, ZKM | Zentrum für Kunst und Medientechnologie Karlsruhe, Museum für Kunst und Gewerbe Hamburg). Accanto alla produzione artistica, ha coltivato una pratica di ricerca storica che l’ha portata a sviluppare, dal 2012 al 2017, un progetto sul pioniere della fotografia Hercule Florence e conseguentemente, a curare, insieme a Cristiano Raimondi, la mostra Hercule Florence, Le Nouveau Robinson al Nouveau Musée National de Monaco. Nel 2007 ha ricevuto il New York Prize del Ministero degli Affari Esteri e della Columbia University. Nel 2008 ha vinto la residenza della Dena Foundation di Parigi, nel 2014 ha ottenuto una residenza presso lo Iaspis (Swedish Arts Grants Committee’s International Programme for Visual Artists) di Stoccolma e nel 2016 ha vinto il Premio ACACIA. Linda Fregni Nagler è docente di ruolo di Fotografia all’Accademia Carrara di Bergamo, e insegna “Fotografia: teorie e tecniche” presso l’università IULM di Milano.

 

Patrick Tuttofuoco (Milano, 1974) è un artista visivo, docente presso la facoltà di Arti Visive e Studi Curatoriali alla NABA di Milano. La sua pratica, che mescola Modernismo e Pop, è concepita come un dialogo tra l’individuo e la sua capacità di trasformare l’ambiente in cui abita, esplorando le nozioni di comunità e di integrazione sociale. L’artista spinge la figurazione verso l’astrazione utilizzando l’uomo come paradigma dell’esistenza, come matrice e unità di misura della realtà. Da questo processo cognitivo e interpretativo si generano infinite versioni dell’essere umano e del contesto della sua esistenza, che si traducono in forme capaci di animare le sculture.
Tra le principali mostre personali: Abbandona gli Occhi, Palazzo de’ Toschi, Bologna (2024); Il resto dell’alba, Pininfarina Archietture e Patrick Tuttofuoco, MAN, Nuoro (2023);Tutto Infinito, OGR, Torino (2017); Welcome, Hangar Bicocca, Milano (2015); Focus On His Eyes, Istituto Italiano di Cultura di Madrid, in collaborazione con Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2013); Patrick Tuttofuoco. Those Ghosts (con John Kleckner), Peres Project, Berlino (2011); Mirror and Windows, Pilar Corrias, Londra (2009); Revolving Landscape, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2006); Chindia, Haunch of Venison, Londra (2006).

Qiu Zhijie (Fujian, 1969) è nato a Zhengzhou, nella provincia di Fujian in Cina, vive e lavora tra Pechino e Hangzhou. Diplomatosi in incisione all’Accademia di Belle Arti di Zhejiang nel 1992, Qiu è professore all’Accademia d’Arte Cinese e presso il Dipartimento di Arte Sperimentale dell’Accademia di Belle Arti Centrale. Qiu è noto soprattutto per le sue opere di calligrafia e pittura a inchiostro, fotografia, video, installazione e performance. La sua arte rappresenta un nuovo tipo di comunicazione sperimentale tra la tradizione letteraria cinese e l’arte contemporanea, la partecipazione sociale e il potere di auto-liberazione dell’arte. Tra le mostre personali recenti ricordiamo “The Grand Project” Fujian Art Museum, Fuzhou (2015); “L’Unicorno e il Dragone” Fondazione Querini Stampalia, Venezia (2013). L’artista ha preso parte anche a numerose mostre collettive, tra queste: “Bentu, Chinese Artists in a Time of Turbolence and Trasformation” Fondazione Louis Vuitton, Parigi, 56° Biennale di Venezia (2015); 31° Biennale di San Paolo (2014); 53° Biennale di Venezia, Padiglione cinese (2009). Qiu Zhijie è stato anche curatore della prima mostra di videoarte in Cina nel 1996 e, tra il 1999 e il 2005, curatore di “Post-sense Sensibility”, una serie di mostre per promuovere giovani artisti cinesi. Nel 2012 è stato curatore della 9° Biennale di Shanghai “Reactivation”. Nel 2009 è stato premiato come artista dell’anno in Cina e le sue opere sono collezionate da prestigiosi musei e istituzioni, tra cui il Guggenheim Museum di New York, il Metropolitan Museum of Art, l’Asian Art Museum di San Francisco, il Neuer Berliner Kunstrerein e la White Rabbit Gallery di Sydney.

 

 

Il progetto di Charwei Tsai è realizzato con il supporto e la collaborazione del Ministero della Repubblica di Cina (Taiwan) e dell'Ufficio di Rappresentanza di Taipei in Italia.
Si ringrazia inoltre la galleria Mor Charpentier.

L’opera Ultraworld di Patrick Tuttofuoco è prodotta da WonderGlass per il MAO. Ultraword è parte di Costellazione, sezione collaterale di Luci d’Artista.

Si ringrazia lo studio di Qiu Zhijie.

Si ringrazia la galleria Vistamare per la collaborazione alla performance Things that Death Cannot Distroy di Linda Fregni Nagler.