Sabrina Mezzaqui
- Mostra
- 9 Novembre 2006 - 28 Gennaio 2007
La GAM di Torino dedica una mostra personale a Sabrina Mezzaqui, una tra le figure più interessanti del panorama artistico italiano contemporaneo, e presenta nello spazio della sala mostre al piano terra, dedicato all’arte di oggi e alla fotografia, una serie di lavori inediti realizzati dall’artista appositamente per il Museo, insieme a due opere giunte in prestito da collezioni internazionali mai prima esposte in Italia nella loro versione completa: Le mille e una notte del 2004, e Odissea del 2003
Il titolo della mostra C’è un tempo è tratto da un passo del Quoelet, libro sapienziale del Vecchio Testamento, noto anche come libro dell’Ecclesiaste: C’è un tempo per nascere e un tempo per morire / un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante / Un tempo per uccidere e un tempo per guarire / un tempo per demolire e un tempo per costruire…l’intero passo è stato riletto e ricostruito dall’artista attraverso le parole trovate nei libri fondamentali di tutte le religioni, dai Veda ai Bhagavad Gīta, fino al Corano. Dal ripensamento dei diversi tempi che scandiscono l’arco di un’esistenza e della storia dell’umanità prende le mosse una mostra che nelle stesse parole dell’artista, quando si iniziò a lavoraci ormai tre anni fa, vuole essere immagine del tempo che l’ha generata: “Vorrei che tutto questo tempo che ci separa dall’inaugurazione diventasse la materia prima delle mie opere che quest’attesa si sostanziasse in immagini e fosse, tutta intera, leggibile per chi verrà, vorrei che la mostra fosse fatta in fondo di null’altro che di tempo di lettura”.
La lettura non è soltanto una modalità imprescindibile del lavoro di Mezzaqui, ma anche un omaggio alla città di Torino, città di libri e di case editrici. Da questo sentimento di riconoscenza che l’artista ha per la tradizionale cultura di Torino nascono opere come Collana e come Coperte di Copertine. Entrambe partono da alcuni libri che fanno parte della storia intellettuale ed emotiva dell’artista. La prima è un nucleo di 33 libri, numero quanto mai simbolico nei grani delle collane di preghiera, dei quali è stata rielaborata la copertina presentati, in mostra, come una collana-scultura di volumi e, in catalogo, come miscellanea di citazioni. La seconda è un’opera installativa, composta di tre coperte appese nello spazio, stampate con motivi di copertine di libri prese da edizioni legate alla memoria personale dell’artista.
Un’opera fondamenteale in mostra è il video 2004-2006 composto con singole fotografie scattate ogni mese per l’arco di 3 anni, dal gennaio 2004 al dicembre 2006, ad un medesimo paesaggio con al centro una torre campanaria, rispettando ad ogni foto sempre la stessa distanza, angolatura ed altezza. Il video verrà compiuto durante l’aperuta della mostra con i due frame mancanti che saranno scattati e aggiunti in montaggio a novembre e dicembre 2006.
Si presenterà poi una grande installazione di due mandala, due lavori in carta a forma di rombo, alti 4 metri, posti uno di fronte all’altro, realizzati con fogli a quadretti ritagliati. Uno è il negativo-positivo dell’altro a creare tra i due uno spazio di energia e di meditazione. Così come rispondono alla matrice concettuale dei mandala orientali, intesi come disegni dell’impermanenza, anche i due video gemelli: Senza titolo, 2006, che riprendono gocce di pioggia che si espandono in cerchi sulla superficie dell’acqua e gocce di pioggia che vengono riassorbite in cerchi che si restringono sulla superficie porosa di sassi di fiume.
La mostra è per sua natura in stretto dialogo col catalogo edito da Hopefulmonster, non solo come si è già accennato per l’opera Collana, ma anche per un’altra opera, in carta, che partirà dal motivo in copertina: un volo d’uccelli, intitolato Segni, che dalle pagine si liberarà nello spazio della mostra. Il testo critico in catalogo è di Elena Volpato che ha inteso ripensare i nuovi e i vecchi lavori di Mezzaqui attraverso il continuo riemergere di una costante: “una forma unica sottesa alla sua ricerca: la linea della lettura, orizzonte primo della nostra attenzione, dove lettera segue a lettera, intervallando spazi, accorpando segni, sotto lo sguardo che riconosce e attende.” Il catalogo è impreziosito da un testo letterario dedicato al lavoro di Sabrina Mezzaqui, di Mariangela Gualtieri, scrittrice e poetessa.
Sabrina Mezzaqui è nata a Bologna nel 1964, vive e lavora a Marzabotto. Ha partecipato a numerose mostre collettive, tra le ultime (In) visibile (In) corporeo, presso il MAN di Nuoro nel 2005 e, nello stesso anno a “Ti voglio bene: from Italy with love”, Raid Projects a Los Angeles. Le sue ultime personali sono state “Sottolineature” presso la Galleria Continua di San Gimigniano e “Sabrina Mezzaqui” presso One Severn Street di Birmingham.
Il titolo della mostra C’è un tempo è tratto da un passo del Quoelet, libro sapienziale del Vecchio Testamento, noto anche come libro dell’Ecclesiaste: C’è un tempo per nascere e un tempo per morire / un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante / Un tempo per uccidere e un tempo per guarire / un tempo per demolire e un tempo per costruire…l’intero passo è stato riletto e ricostruito dall’artista attraverso le parole trovate nei libri fondamentali di tutte le religioni, dai Veda ai Bhagavad Gīta, fino al Corano. Dal ripensamento dei diversi tempi che scandiscono l’arco di un’esistenza e della storia dell’umanità prende le mosse una mostra che nelle stesse parole dell’artista, quando si iniziò a lavoraci ormai tre anni fa, vuole essere immagine del tempo che l’ha generata: “Vorrei che tutto questo tempo che ci separa dall’inaugurazione diventasse la materia prima delle mie opere che quest’attesa si sostanziasse in immagini e fosse, tutta intera, leggibile per chi verrà, vorrei che la mostra fosse fatta in fondo di null’altro che di tempo di lettura”.
La lettura non è soltanto una modalità imprescindibile del lavoro di Mezzaqui, ma anche un omaggio alla città di Torino, città di libri e di case editrici. Da questo sentimento di riconoscenza che l’artista ha per la tradizionale cultura di Torino nascono opere come Collana e come Coperte di Copertine. Entrambe partono da alcuni libri che fanno parte della storia intellettuale ed emotiva dell’artista. La prima è un nucleo di 33 libri, numero quanto mai simbolico nei grani delle collane di preghiera, dei quali è stata rielaborata la copertina presentati, in mostra, come una collana-scultura di volumi e, in catalogo, come miscellanea di citazioni. La seconda è un’opera installativa, composta di tre coperte appese nello spazio, stampate con motivi di copertine di libri prese da edizioni legate alla memoria personale dell’artista.
Un’opera fondamenteale in mostra è il video 2004-2006 composto con singole fotografie scattate ogni mese per l’arco di 3 anni, dal gennaio 2004 al dicembre 2006, ad un medesimo paesaggio con al centro una torre campanaria, rispettando ad ogni foto sempre la stessa distanza, angolatura ed altezza. Il video verrà compiuto durante l’aperuta della mostra con i due frame mancanti che saranno scattati e aggiunti in montaggio a novembre e dicembre 2006.
Si presenterà poi una grande installazione di due mandala, due lavori in carta a forma di rombo, alti 4 metri, posti uno di fronte all’altro, realizzati con fogli a quadretti ritagliati. Uno è il negativo-positivo dell’altro a creare tra i due uno spazio di energia e di meditazione. Così come rispondono alla matrice concettuale dei mandala orientali, intesi come disegni dell’impermanenza, anche i due video gemelli: Senza titolo, 2006, che riprendono gocce di pioggia che si espandono in cerchi sulla superficie dell’acqua e gocce di pioggia che vengono riassorbite in cerchi che si restringono sulla superficie porosa di sassi di fiume.
La mostra è per sua natura in stretto dialogo col catalogo edito da Hopefulmonster, non solo come si è già accennato per l’opera Collana, ma anche per un’altra opera, in carta, che partirà dal motivo in copertina: un volo d’uccelli, intitolato Segni, che dalle pagine si liberarà nello spazio della mostra. Il testo critico in catalogo è di Elena Volpato che ha inteso ripensare i nuovi e i vecchi lavori di Mezzaqui attraverso il continuo riemergere di una costante: “una forma unica sottesa alla sua ricerca: la linea della lettura, orizzonte primo della nostra attenzione, dove lettera segue a lettera, intervallando spazi, accorpando segni, sotto lo sguardo che riconosce e attende.” Il catalogo è impreziosito da un testo letterario dedicato al lavoro di Sabrina Mezzaqui, di Mariangela Gualtieri, scrittrice e poetessa.
Sabrina Mezzaqui è nata a Bologna nel 1964, vive e lavora a Marzabotto. Ha partecipato a numerose mostre collettive, tra le ultime (In) visibile (In) corporeo, presso il MAN di Nuoro nel 2005 e, nello stesso anno a “Ti voglio bene: from Italy with love”, Raid Projects a Los Angeles. Le sue ultime personali sono state “Sottolineature” presso la Galleria Continua di San Gimigniano e “Sabrina Mezzaqui” presso One Severn Street di Birmingham.