MOSTRA | Il Grande Vuoto
- Mostra
- 6 Maggio 2022 - 4 Settembre 2022
A cura di Davide Quadrio
Da un'idea di Claudia Ramasso
Quello di vuoto, di vacuità, è un concetto centrale per la dottrina buddhista: il vuoto non è solo l’istante che precede la nascita di tutte le cose, ma è anche il vuoto finale, la liberazione di tutti gli esseri senzienti a un livello cosmico. All’opposto di quanto accade nelle tradizioni culturali e filosofiche europee, dove il termine “vuoto” porta con sé una connotazione negativa che la avvicina a idee nichiliste e alla mancanza o privazione, per il buddhismo la vacuità ha una connotazione positiva legata in ultima istanza al raggiungimento della consapevolezza, ovvero alla comprensione che la vita, con i suoi continui mutamenti, è impermanenza e interdipendenza, poiché tutto esiste solo in relazione all’altro. Capire questo, e quindi liberarsi dalla sofferenza della vita, si risolve in una dimensione di pace assoluta (nirvana): è qui che si rivela l’essenza del Buddha, che non è divinità, ma appunto Vuoto.
L’esposizione “Il grande Vuoto. Dal suono all’immagine”, che inaugura al MAO il 6 maggio, è dedicata proprio a questi concetti: la mostra vuole offrire al pubblico un’esperienza multisensoriale particolarmente coinvolgente ed è anche un segno forte di speranza per un futuro che si rivela incerto e sconfortante.
La mostra si apre con un grande spazio vuoto. Non si tratta però di un vuoto vero e proprio, ma di uno spazio che si satura gradualmente con la presenza delle note del giovane e pluripremiato compositore romano Vittorio Montalti, che per l’occasione ha composto il brano “Il Grande Vuoto”, in cui silenzi, ritmi, sonorità e l’eco dello spazio stesso diventano matrice e metafora della costruzione divina dello spazio rituale: un lavoro sospeso tra composizione e installazione sonora che abita i diversi spazi del Museo.
I visitatori sono invitati dalla musica a compiere un percorso esperienziale e meditativo, per giungere al fulcro della mostra, in Sala Colonne: qui è infatti esposta una rarissima thangka tibetana del XV secolo, la più preziosa delle collezioni del MAO, che ritrae Maitreya, il Buddha del Futuro raffigurato in splendide vesti e seduto sul trono dei leoni. Con le mani atteggiate nella dharmacakramudra (il gesto della messa in moto della Ruota della Legge), che rivela la sua futura missione di promulgatore della Dottrina, il Buddha regge gli steli di piante e fiori, simboli germinali di una futura liberazione.
In quanto oggetto religioso e rituale, la thangka, con le sue innumerevoli simbologie, è un mezzo che permette a chi la osserva di navigare attraverso le difficili acque della meditazione e di visualizzare i vari attributi della divinità raffigurata (in questo caso Maitreya, il Buddha del futuro) e di entrare in uno stato meditativo profondo, nel quale le immagini, i colori, i gesti, i suoni raffigurati nel dipinto si rivelano in una cosmogonia rituale sublime.
L’antica thangka tibetana si inserisce qui come prima immagine, densa e profonda, che si rivela allo spettatore dopo un percorso sonoro e spaziale importante. L’osservazione di questa immagine sacra dopo un viaggio che “ripulisce” lo sguardo e l’orecchio attraverso le sonorità di Montalti sarà quindi un’esperienza trascendente: immagine sospesa, in un white noise sonoro, un fruscio cosmico vibrante, che apre a una moltitudine di forme e colori e gesti.
Questa prima immagine dipinta porta con sé la forza della tradizione tibetana di riprodurre divinità e santi Buddhisti su tela (le thangka) e che, in epoca moderna, sta all'origine del ritratto fotografico dei tulku, a cui è dedicata la parte finale della mostra.
Nelle ultime due sale trovano infatti spazio centinaia di fotografie di tulku, parte di una collezione di immagini realizzate dalla fine dell’Ottocento fino ai giorni nostri, che ritraggono i Buddha viventi appartenenti alle scuole buddhiste e bonpo in tutte le aree del mondo dove si pratica il buddhismo tibetano; i tulku sono figure salvifiche la cui "mente di saggezza" rinasce in nuovi corpi per condurre l’umanità verso la salvezza e il Grande Vuoto… verso la buddhità. In questo senso non si tratta di semplici ritratti fotografici, ma di autentici oggetti di venerazione, che contengono la sacralità della presenza: si ritiene infatti che l’immagine abbia lo stesso potere del tulku stesso, o più precisamente che l’immagine e il tulku siano inscindibili. Questa raccolta, iniziata oltre una decina di anni fa dall’artista Paola Pivi, ha raggiunto migliaia di immagini e costituisce quello che è oggi il più grande archivio di immagini di tulku al mondo (http://tulkus1880to2018.net/).
Il giorno dell’apertura l’artista Marcos Lutyens proporrà il progetto Blue Lion Induction, un’induzione ipnotica, una meditazione che condurrà i partecipanti in un viaggio oltre le parole.
Marcos Lutyens è artista e ipnotista e le sue performance sono sedute di ipnosi collettiva, che conducono i visitatori prima in un profondo stato meditativo e poi in un mondo altro, immaginario, in cui le indicazioni della sua voce si integrano a ricordi, aspettative, sogni personali. L’induzione ipnotica “Blue Lion” viene condotta alla presenza di una statuina di Manjusri, un bodhisattva associato alla saggezza. Una traccia sonora, un profumo di antico e l’intento di domare la mente attraverso parole evocative accompagnano il visitatore in un viaggio verso una visione universale nella continuità dell’infinito.
La performance è in lingua inglese. Info e prenotazioni: eventiMAO@fondazionetorinomusei.it
In occasione di Eurovision Song Contest, il 13 e 15 maggio Vittorio Montalti e Gloria Campaner suoneranno in anteprima assoluta dal vivo i movimenti che compongono l’opera Il Grande Vuoto. L’intero lavoro è stato registrato e prodotto su cd dall’etichetta discografica Extended Place e sarà acquistabile presso il bookshop del museo.
Durante le performance Gloria Campaner indosserà una scultura realizzata per l'occasione dall’artista Maurizio Anzeri. La scultura Dakini rossa è esposta nell'atrio del museo ed è parte integrante del percorso di mostra.
A partire dal 13 luglio un'altra opera di Maurizio Anzeri arriva ad arricchire il percorso de Il Grande Vuoto. Si tratta di Lesson one, collocata nella parte iniziale della mostra, nelle sale buie abitate dai suoni creati da Vittorio Montalti, che apparirà come un’inattesa epifania, un oggetto fluttuante agli occhi dei visitatori.
Il 28 maggio nella sala polifunzionale del museo verranno proiettati rispettivamente alle ore 16.30 e alle ore 18.30 i film The Reincarnation of Khensur Rinpoche e The Thread of Karma, dei registi Ritu Sarin e Tenzing Sonam. Il loro film Some Questions on the Nature of Your Existence verrà inoltre proiettato per tutta la durata della mostra.
Dal 21 al 24 giugno l’artista Chrysanne Stathacos sarà ospite del museo e darà vita a un mandala di specchi e rose con la performance "Blowing roses".
Vittorio Montalti | Leone d’argento alla Biennale di Venezia 2010 e premio "Una Vita nella Musica" 2016 del Gran Teatro La Fenice. I suoi lavori sono ospitati da enti quali New York Philharmonic, Carnegie Hall, IRCAM-Centre Pompidou, Gran Teatro La Fenice, Maggio Musicale Fiorentino, Teatro dell’Opera di Roma, La Biennale di Venezia, Roma Europa Festival e molti altri. È stato compositore in residenza presso: Istituto Italiano di Cultura di Parigi, American Academy in Rome - Marcello Lotti Italian Fellowship, Civitella Ranieri Foundation, FortissimissimoFirenzeFestival - Amici della Musica di Firenze, Divertimento Ensemble, La Società dei Concerti di Milano. Particolarmente interessato al teatro musicale, ha scritto quattro opere su libretto di Giuliano Compagno che sono state messe in scena con diverse produzioni. Nel 2021 ha debuttato al Roma Europa Festival con un lavoro per percussioni ed elettronica creato in collaborazione con Blow Up Percussion e Tempo Reale, che lo vede impegnato anche come esecutore dell’elettronica. Insegna Composizione presso il Conservatorio di Musica “Carlo Gesualdo da Venosa” di Potenza. I suoi lavori sono pubblicati dalle Edizioni Suvini Zerboni e dal 2018 da Casa Ricordi.
Gloria Campaner | Veneta, classe 1986, Gloria Campaner ha iniziato a suonare il pianoforte a 4 anni e da allora non si è più fermata, conquistando il podio di alcuni tra i più prestigiosi concorsi tra Europa e America e calcando i principali palcoscenici come il Parco della Musica di Roma, la Carnegie Hall di New York, la Kioi Hall di Tokyo e l’Arena di Verona. Considerata una delle musiciste più versatili e trasversali della sua generazione, ha registrato per RAI, BBC, Sky, RSI e per le etichette EMI e Warner Classics. Al lavoro concertistico ha accostato l’impegno per la divulgazione della musica classica oltre i confini geografici, culturali e sociali. Sviluppando la sua visione olistica dell’arte ha fondato il laboratorio creativo "C# See Sharp" per aiutare i giovani talenti a conoscere e gestire la propria sfera emotiva. Tiene regolarmente corsi, seminari e workshop in università e accademie in tutto il mondo.
Maurizio Anzeri | Anzeri ha studiato scultura e graphic design alla University of the Arts London e ha conseguito il MFA presso la Slade School of Fine Art di Londra. Il suo lavoro è stato esposto in mostre al V&A London, The MET New York, Baltic Centre for Contemporary Art, UK; CAPITOLO Arts Centre Cardiff, Regno Unito; Pier24 Photography San Francisco e altre località di New York, Milano, San Francisco, Berlino e Londra. Mostre degne di nota includono: OVERDOSE al DMH Design Museum Holon, Israele (2022); Known and strange al V&A London (2021); Alexander McQueen Savage Beauty, The MET 2011 e V&A 2015; Self Service, Dallas Contemporary, TX (2019); Iconoclasti: Art Out of the Mainstream, Saatchi Gallery, Londra, Regno Unito (2017); The King and I, Shanghai Gallery of Art, Cina (2016). Ha collaborato con Alexander McQueen e Isabella Blow. Il suo lavoro è conservato nelle collezioni di Victoria and Albert Museum, Londra, Regno Unito; La Pilara Foundation Collection, Pier 24 Photography, San Francisco, CA; Museum Kunstpalast, Dusseldorf, Germania; e le collezioni Saatchi, Gagosian e Rothschild.
La mostra Il Grande Vuoto è completata da un ricco programma musicale curato da Davide Quadrio, Chiara Lee & Freddie Murphy
Paesaggi sonori impressionistici, meditazioni acustiche, tradizione e innovazione… Lo spazio sonoro contemporaneo di Yeong Die, Li Yilei, Amosphère, Hatis Noit e KyoShinDo si confronta e riflette sulla transitorietà, la ripetizione come trasformazione, la relazione tra una parte e il relativo tutto, l’intersezione tra assenza e presenza. Declinato in modi sempre diversi, il suono rappresenta di volta in volta un nuovo inizio, la conferma di un’interezza che riempie, un vuoto che accoglie.
Scopri tutti i dettagli
BIGLIETTI
Intero 7€
Ridotto 6€ (valido per: possessori di biglietto Eurovision dal 10 al 22 maggio, possessori di biglietto The Phair dal 27 al 29 maggio, possessori di biglietto del Salone del Libro 2022 dal 19 al 23 maggio, possessori Cartolina FedTo)