Giuseppe Pellizza da Volpedo
- Mostra
- 18 Settembre 1999 - 6 Gennaio 2000
Il percorso espositivo
La mostra presenta più di ottanta opere, provenienti da musei italiani e stranieri e da collezioni private, opere in diversi casi non più oggetto di esposizione da molti decenni. I quadri consentono di ripercorrere le tappe principali dell'intero percorso creativo di Giuseppe Pellizza da Volpedo.
Affidata alla cura scientifica di Aurora Scotti, a cui si deve anche il catalogo generale dell'opera dell'artista apparso nel 1986, la mostra, oltre a fare il punto sullo stato più avanzato degli studi relativi alla produzione del pittore, intende presentare nuovamente al pubblico, a distanza di vent'anni dall'ultima rassegna retrospettiva, la produzione di un autore tra i più rilevanti nell'ambito dell'esperienza artistica maturata tra la fine del secolo scorso e il primo decennio del Novecento, mettendo in risalto l'indubbia statura di protagonista non solo nel Postimpressionismo, ma anche nel Simbolismo europei. I dipinti sono stati accostati in diversi casi a un'accurata selezione di studi preparatori e di cartoni, per testimoniare le tappe di un processo creativo sempre estremamente consapevole e per esaltare la grande importanza che il disegno rivestiva nell'elaborazione dei dipinti, ma con risultati di indubbio rilievo anche nel campo specifico della grafica.
Le prime opere (1890 - 1892)
Il percorso espositivo si apre più che con una rassegna sugli anni della formazione, con quadri nei generi del ritratto, del paesaggio e della natura morta, in cui si evidenzia l'importanza di un solido impianto geometrico di diagonali e ortogonali, con nitidi piani di colore che definiscono sia la struttura dell'ambiente che l'impianto delle figure che si stagliano su sfondi neutri o di raffinate variazioni tonali. Le figure femminili, sovente assorte e malinconiche, indicano un attento studio psicologico delle giovani donne di Volpedo che l'artista amava ritrarre. Il punto di arrivo di questo primo processo di confronto con le problematiche del realismo e dell'en plein air è rappresentato in mostra da Mammine (1892), esemplare compimento degli studi sui soggetti familiari che avevano permesso all'artista di avere una certa padronanza nel descrivere gesti ed emozioni di personaggi tratti dall'ambiente rurale. Le ragazzine che accudiscono i fratellini sono costruite con colori limpidi e puri e giochi di riflessi luminosi, che già Pellizza aveva sperimentato nei ritratti e nei paesaggi dei dintorni di Volpedo degli anni 1890-92.
Il periodo verista (1892 - 1895)
Sul fienile e Processione segnano l'inizio di una fase pittorica che parte dal 1892: il vero diventa il punto di partenza e veicolo degli stati d'animo che l'artista intende comunicare. In Sul fienile la scrupolosa attenzione al dato reale si coniuga con l'interesse scientifico per lo studio della scomposizione della luce, attraverso l'applicazione di colori puri e divisi per esaltare il controluce del fienile di casa Pellizza. Il contrasto di luci e di ombre interpreta cromaticamente anche il passaggio dalla vita alla morte nel richiamo alla scena ambientata nell'ombra del fienile: la morte di un vecchio lavoratore, assistito da una donna. In Processione la forza suggestiva della luce che cade sulla triplice fila di fanciulle biancovestite e l'ampio spazio in primo piano, lasciato vuoto e scandito dal gioco d'ombra, contribuiscono a creare il senso dell'attesa che l'artista intendeva comunicare allo spettatore. Panni al sole, capolavoro che risale al 1894-95, esemplifica e chiarisce il processo di costruzione del dipinto attraverso il perfezionarsi della tecnica divisionista, che proprio lo stato di non completa finitezza dell'opera esalta, ma al contempo l'assolutezza delle articolazioni geometrico-cromatiche rasenta le problematiche dell'astrazione.
Il periodo del Simbolismo (1895 - 1901)
Le potenzialità insite in tutti questi lavori furono sviluppate da Pellizza in direzione simbolista a partire da Lo Specchio della vita. Si tratta di una rappresentazione della natura e del greto del Curone che diventa allegoria della vita umana e simbolo della consonanza tra uomo e natura: la vasta conca percorsa da una fila di pecore è descritta attraverso minute pennellate ondulate, ricche di luce cristallina nella descrizione del paesaggio, e di raffinate cromie anche nei controluce e nei riflessi nelle pozze d'acqua del Curone. Un lungo processo di elaborazione e di studio ha portato Pellizza alla realizzazione de Il Quarto Stato (1901), l'opera sua più universalmente nota. Sin dal primo bozzetto dal vero del 1891, Pellizza elabora l'idea di esprimere la forza e il dinamismo dell'avanzata dei lavoratori. Attraverso il bozzetto per Fiumana e Il cammino dei lavoratori ( che segna il passaggio da Fiumana a Il Quarto Stato) è possibile seguire in mostra il lungo iter creativo che ha portato alla realizzazione dell'opera finale. Grazie alla lettura dei testi fondamentali del socialismo, Pellizza aveva trasformato gli ambasciatori della fame del primo bozzetto in una fiumana di assetati di giustizia sociale e poi in una schiera compatta di uomini che avanzavano verso la luce di un futuro a cui guardare con fiducia, riassumendo così credo e speranze di progresso umano e sociale; grazie alla sua profonda cultura storica e pittorica aveva potuto costruire un quadro di storia contemporanea, che rielaborava ed aggiornava temi e iconografie della pittura rinascimentale. I cartoni preparatori della figura femminile ( per cui aveva posato la moglie Teresa), della figura dell'uomo (Giovanni Zarri) e dei tre gruppi di lavoratori sullo sfondo, testimoniano l'importanza che lo studio del disegno dal vero rappresentava per l'artista.
Le tematiche universali (1900 - 1902)
La serie degli Idilli, a partire dal 1896, e il pentittico L'amore nella vita, che risale agli inizi del Novecento, nascono dall'idea di rappresentare temi generali ed universali, con la rappresentazione dell'amore e la bellezza in quanto avanzamento morale e culturale del popolo, e vengono elaborati su problematiche dibattute nel sodalizio con giovani letterati ed amanti dell'arte conosciuti durante il soggiorno a Firenze del 1893. Nel 1901-2 prende corpo, attraverso schizzi e bozzetti, una sequenza che fondeva i due filoni di ricerca (amore e vicende della vita umana) che aveva sino ad allora condotto per quadri e serie distinti. Concepì il pentittico L'amore nella vita, parabola dell'amore e dell'esistenza umana dall'infanzia alla vecchiaia e i cicli paralleli dedicati all'amore che dovevano avere dei punti di forza in Sogno a due e in Passeggiata amorosa. Nei paesaggi che concludono il percorso della mostra, a partire da Tramonto o il roveto (1900-1902), Pellizza persegue attraverso contrapposizioni luminose e nuovi effetti coloristici, l'idea di una natura capace di rappresentare simbolicamente assolutizzandole le vicende del trascorrere della vita e dell'imporsi di emozioni e sentimenti, con esiti pittorici di straordinaria intensità.
La mostra presenta più di ottanta opere, provenienti da musei italiani e stranieri e da collezioni private, opere in diversi casi non più oggetto di esposizione da molti decenni. I quadri consentono di ripercorrere le tappe principali dell'intero percorso creativo di Giuseppe Pellizza da Volpedo.
Affidata alla cura scientifica di Aurora Scotti, a cui si deve anche il catalogo generale dell'opera dell'artista apparso nel 1986, la mostra, oltre a fare il punto sullo stato più avanzato degli studi relativi alla produzione del pittore, intende presentare nuovamente al pubblico, a distanza di vent'anni dall'ultima rassegna retrospettiva, la produzione di un autore tra i più rilevanti nell'ambito dell'esperienza artistica maturata tra la fine del secolo scorso e il primo decennio del Novecento, mettendo in risalto l'indubbia statura di protagonista non solo nel Postimpressionismo, ma anche nel Simbolismo europei. I dipinti sono stati accostati in diversi casi a un'accurata selezione di studi preparatori e di cartoni, per testimoniare le tappe di un processo creativo sempre estremamente consapevole e per esaltare la grande importanza che il disegno rivestiva nell'elaborazione dei dipinti, ma con risultati di indubbio rilievo anche nel campo specifico della grafica.
Le prime opere (1890 - 1892)
Il percorso espositivo si apre più che con una rassegna sugli anni della formazione, con quadri nei generi del ritratto, del paesaggio e della natura morta, in cui si evidenzia l'importanza di un solido impianto geometrico di diagonali e ortogonali, con nitidi piani di colore che definiscono sia la struttura dell'ambiente che l'impianto delle figure che si stagliano su sfondi neutri o di raffinate variazioni tonali. Le figure femminili, sovente assorte e malinconiche, indicano un attento studio psicologico delle giovani donne di Volpedo che l'artista amava ritrarre. Il punto di arrivo di questo primo processo di confronto con le problematiche del realismo e dell'en plein air è rappresentato in mostra da Mammine (1892), esemplare compimento degli studi sui soggetti familiari che avevano permesso all'artista di avere una certa padronanza nel descrivere gesti ed emozioni di personaggi tratti dall'ambiente rurale. Le ragazzine che accudiscono i fratellini sono costruite con colori limpidi e puri e giochi di riflessi luminosi, che già Pellizza aveva sperimentato nei ritratti e nei paesaggi dei dintorni di Volpedo degli anni 1890-92.
Il periodo verista (1892 - 1895)
Sul fienile e Processione segnano l'inizio di una fase pittorica che parte dal 1892: il vero diventa il punto di partenza e veicolo degli stati d'animo che l'artista intende comunicare. In Sul fienile la scrupolosa attenzione al dato reale si coniuga con l'interesse scientifico per lo studio della scomposizione della luce, attraverso l'applicazione di colori puri e divisi per esaltare il controluce del fienile di casa Pellizza. Il contrasto di luci e di ombre interpreta cromaticamente anche il passaggio dalla vita alla morte nel richiamo alla scena ambientata nell'ombra del fienile: la morte di un vecchio lavoratore, assistito da una donna. In Processione la forza suggestiva della luce che cade sulla triplice fila di fanciulle biancovestite e l'ampio spazio in primo piano, lasciato vuoto e scandito dal gioco d'ombra, contribuiscono a creare il senso dell'attesa che l'artista intendeva comunicare allo spettatore. Panni al sole, capolavoro che risale al 1894-95, esemplifica e chiarisce il processo di costruzione del dipinto attraverso il perfezionarsi della tecnica divisionista, che proprio lo stato di non completa finitezza dell'opera esalta, ma al contempo l'assolutezza delle articolazioni geometrico-cromatiche rasenta le problematiche dell'astrazione.
Il periodo del Simbolismo (1895 - 1901)
Le potenzialità insite in tutti questi lavori furono sviluppate da Pellizza in direzione simbolista a partire da Lo Specchio della vita. Si tratta di una rappresentazione della natura e del greto del Curone che diventa allegoria della vita umana e simbolo della consonanza tra uomo e natura: la vasta conca percorsa da una fila di pecore è descritta attraverso minute pennellate ondulate, ricche di luce cristallina nella descrizione del paesaggio, e di raffinate cromie anche nei controluce e nei riflessi nelle pozze d'acqua del Curone. Un lungo processo di elaborazione e di studio ha portato Pellizza alla realizzazione de Il Quarto Stato (1901), l'opera sua più universalmente nota. Sin dal primo bozzetto dal vero del 1891, Pellizza elabora l'idea di esprimere la forza e il dinamismo dell'avanzata dei lavoratori. Attraverso il bozzetto per Fiumana e Il cammino dei lavoratori ( che segna il passaggio da Fiumana a Il Quarto Stato) è possibile seguire in mostra il lungo iter creativo che ha portato alla realizzazione dell'opera finale. Grazie alla lettura dei testi fondamentali del socialismo, Pellizza aveva trasformato gli ambasciatori della fame del primo bozzetto in una fiumana di assetati di giustizia sociale e poi in una schiera compatta di uomini che avanzavano verso la luce di un futuro a cui guardare con fiducia, riassumendo così credo e speranze di progresso umano e sociale; grazie alla sua profonda cultura storica e pittorica aveva potuto costruire un quadro di storia contemporanea, che rielaborava ed aggiornava temi e iconografie della pittura rinascimentale. I cartoni preparatori della figura femminile ( per cui aveva posato la moglie Teresa), della figura dell'uomo (Giovanni Zarri) e dei tre gruppi di lavoratori sullo sfondo, testimoniano l'importanza che lo studio del disegno dal vero rappresentava per l'artista.
Le tematiche universali (1900 - 1902)
La serie degli Idilli, a partire dal 1896, e il pentittico L'amore nella vita, che risale agli inizi del Novecento, nascono dall'idea di rappresentare temi generali ed universali, con la rappresentazione dell'amore e la bellezza in quanto avanzamento morale e culturale del popolo, e vengono elaborati su problematiche dibattute nel sodalizio con giovani letterati ed amanti dell'arte conosciuti durante il soggiorno a Firenze del 1893. Nel 1901-2 prende corpo, attraverso schizzi e bozzetti, una sequenza che fondeva i due filoni di ricerca (amore e vicende della vita umana) che aveva sino ad allora condotto per quadri e serie distinti. Concepì il pentittico L'amore nella vita, parabola dell'amore e dell'esistenza umana dall'infanzia alla vecchiaia e i cicli paralleli dedicati all'amore che dovevano avere dei punti di forza in Sogno a due e in Passeggiata amorosa. Nei paesaggi che concludono il percorso della mostra, a partire da Tramonto o il roveto (1900-1902), Pellizza persegue attraverso contrapposizioni luminose e nuovi effetti coloristici, l'idea di una natura capace di rappresentare simbolicamente assolutizzandole le vicende del trascorrere della vita e dell'imporsi di emozioni e sentimenti, con esiti pittorici di straordinaria intensità.