“PIETRO PIFFETTI TRA ARTE E SCIENZA. Il restauro del planetario e le meraviglie dell’intarsio”
- Exhibition
- 21 March 2018 - 31 December 2018
In concomitanza con la mostra sull’ebanisteria in programma dal 17 marzo 2018 alla Reggia di Venaria, Palazzo Madama presenta dal 21 marzo 2018 un nuovo allestimento che vede protagonisti gli arredi di Luigi Prinotto e di Pietro Piffetti dalle collezioni di Palazzo Madama. Con i loro intarsi in avorio, tartaruga, metalli e legni pregiati, Prinotto e Piffetti - figure cardine nella storia del mobile e dell’ornato in Italia - hanno portato l’ebanisteria piemontese del Settecento ai massimi livelli. L’intervento è stato curato da Clelia Arnaldi di Balme, conservatore per le Arti del Barocco di Palazzo Madama.
Il nuovo allestimento si sviluppa al piano nobile tra Sala Quattro Stagioni, Camera di Madama Reale, Camera Nuova e Gabinetto Cinese e consente di valorizzare lo stile fantasioso di questi arredi, che comprendono console, mazzarine, cassettoni, crocifissi, tavolini. Le nuove didascalie approfondiscono i collegamenti della loro arte con la cultura artistica contemporanea in Europa e in Oriente, la trattatistica relativa all’ebanisteria, l’interesse per la scienza e le tecniche a trompe l’oeil.
Particolare attenzione verrà dedicata al restauro e al rimontaggio del Planetario attribuito a Pietro Piffetti, un modello meccanico che riproduce la configurazione del Sistema solare come era conosciuto alla metà del Settecento, e cioè con i pianeti fino a Saturno.
L’intervento conservativo e la consulenza scientifica per rimettere in funzione i movimenti sono stati interamente realizzati e sostenuti dal Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”, dall’Osservatorio Astrofisico di Torino (INAF) e da Infini.to - Museo dell'Astronomia e dello Spazio, Planetario di Torino - con sede a Pino Torinese, con la collaborazione per gli apparati didattici e l’allestimento dell’Inner Wheel Torino e Inner Wheel 45° parallelo.
Realizzato in legno e avorio intorno al 1740–1750 per rappresentare il dinamismo tra Sole, Terra, Luna e i pianeti con i loro satelliti, il planetario (detto anche Orrery da Charles Boyle quarto conte di Orrery, che fece costruire il primo strumento di questo genere nel 1704) veniva usato durante le lezioni di astronomia come strumento didattico per le dimostrazioni sperimentali con gli allievi.
Il restauro rappresenta un passo importante nella conoscenza della storia degli strumenti scientifici, che a Torino nel Settecento riscuotono l’interesse del duca Carlo Emanuele III di Savoia e dell’aristocrazia, tanto da far chiamare da Parigi il fisico Jean-Antoine Nollet per tenere un corso di fisica e astronomia al principe Vittorio Amedeo futuro re di Sardegna. Proprio grazie alle illustrazioni e alle descrizioni fornite dall’abate Nollet nelle sue Leçons de physique expérimentale pubblicate a Parigi a partire dal 1743, è stato possibile in fase di restauro identificare i vari pezzi e rimettere in funzione i movimenti, che non erano mai stati usati dall’ingresso dell’opera nelle collezioni di Palazzo Madama nel 1874.
Il Planetario viene esposto al pubblico in Camera Nuova nella configurazione statica del sistema solare secondo la teoria copernicana come nota a metà Settecento, accompagnato da un video che illustra il restauro e il funzionamento dell’opera, che serviva a illustrare: la simulazione del moto di due pianeti con orbita circolare, il moto ellittico di un pianeta intorno al Sole, il concetto di orbita retrograda, la teoria tolemaica non più in vigore, il moto orbitale della Luna intorno alla Terra e altri concetti dell’astronomia.
Ad arricchire il percorso anche una selezione di incisioni sul tema dell’ornato e dei modelli degli arredi, esposte nel Gabinetto Cinese. Tra essi una ristampa di primo Ottocento della lastra incisa da Francesco Antonio Gilodi su disegno di Pietro Piffetti recentemente acquisita dal museo e raffigurante il Vero ritratto del glorioso martire San Vittorio venerato nella chiesa dello Spirito Santo di Torino (1743), matrici di incisioni e fogli da repertori di modelli incisi e degli esempi di iconografie ricorrenti nelle decorazioni ad intarsio.
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Luigi Prinotto (Cissone nelle Langhe 1685 – Torino 1780) riceve la qualifica di “mastro” all’Università dei Minusieri di Torino nel 1712 e dal 1721 è attivo alla corte sabauda per il principe di Piemonte Carlo Emanuele (futuro re Carlo Emanuele III) con raffinati bureaux, cassette, consoles, scansie destinate a Palazzo Reale e alle altre residenze. I suoi mobili sono decorati da scene intarsiate in avorio che spesso riproducono i disegni di pittori di genere come Pietro Domenico Olivero.
Pietro Piffetti (Torino 1701 – 1777) inizia la sua formazione a Roma, dove entra in contatto con i lavori del francese Pierre Daneau, stabilitosi in città, che esercitano su di lui una grande influenza per la varietà degli intarsi floreali. Richiamato in patria, nel 1731 viene nominato primo ebanista di corte del re Carlo Emanuele III. In quasi cinquant’anni di attività il maestro produce mobili e oggetti di formidabile raffinatezza e abilità tecnica.