Massimo d’Azeglio e l’invenzione del paesaggio istoriato
- Exhibition
- 8 November 2002 - 23 February 2003
A Massimo Tapparelli d'Azeglio, pittore, scrittore, ministro e ambasciatore, autore di importanti opere letterarie come “Ettore Fieramosca, ovvero la disfida di Barletta”, è dedicata un'ampia rassegna presso la GAM - Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea di Torino, con l'intento di rendere più agevole la lettura complessiva della sua opera di artista.
D'Azeglio è mostrato in questa occasione come rappresentante di rilievo della nuova stagione romantica, in cui l'attenzione si concentra sull'ambientazione nel paesaggio naturale delle grandi vicende storiche, calato nell'invenzione di un nuovo genere pittorico: il “paesaggio istoriato”.
La mostra rende anche conto di un impegnativo lavoro di schedatura e di revisione di tutti i materiali presenti nel fondo conservato presso la Galleria Civica d'Arte Moderna, che comprende un cospicuo numero di studi, bozzetti, dipinti e album di disegni donati nel 1877 dal nipote di Massimo d'Azeglio, Emanuele.
Sono esposte 116 opere - selezionate tra gli oltre 250 dipinti e i 27 splendidi album che racchiudono più di 1500 disegni a penna e acquerellati del fondo GAM - oltre a prestigiosi prestiti da parte delle principali collezioni pubbliche italiane, tra cui la Pinacoteca di Brera, l'Accademia di Brera, la Biblioteca Braidense, il Museo di Milano, Palazzo Reale di Torino, la Galleria Sabauda, la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, la Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, Palazzo Pitti di Firenze, il Museo Sanna di Sassari, e di importanti collezioni private.
A Torino saranno presenti numerosi capolavori, alcuni mai più esposti dagli anni delle mostre celebrative del 1866 e del 1966, che permetteranno per la prima volta di ricostruire, attraverso fruttuose relazioni con gli studi preparatori e i bozzetti presenti nel fondo delle collezioni civiche della città, il modus operandi del nostro artista.
La mostra, curata da Virginia Bertone, conservatore della GAM, si avvale dei contributi di Fernando Mazzocca, Paolo Mauri, George Virlogeux, Giulia Carpignano e Patrizia Rosazza. Un video con immagini ad alta definizione offrirà l'occasione di sfogliare i disegni contenuti negli album.
Il catalogo che accompagna l'esposizione è edito dalla GAM.
Massimo Tapparelli d'Azeglio nasce a Torino il 24 ottobre 1798, ultimogenito del marchese Cesare d'Azeglio e di Cristina Morozzo di Bianzè. Con l'arrivo delle truppe napoleoniche nella capitale sabauda, la famiglia si trasferisce a Firenze, dove Massimo frequenta la casa della duchessa d'Albany, incontrandovi Vittorio Alfieri, amico del padre, e il pittore francese François Xavier Fabre. L'interesse per la pittura emerge fin dal 1814, anno in cui si reca a Roma per la prima volta col padre, lasciando, nei taccuini di quegli anni, le prime impressioni della vita nella città pontificia. Appresi i primi rudimenti dal pittore calabrese don Ciccio De Capo, torna a Roma nel 1818, dove frequenta lo studio del pittore fiammingo Martin Verstappen, che introduce il giovane artista alla produzione di paesaggi pittoreschi e vedute della campagna romana, a cui d'Azeglio affianca numerosi studi delle rovine romane. Nel 1827 è a Napoli, altro passaggio obbligato per i paesisti europei di stanza in Italia. Già durante il soggiorno romano unisce la pittura di paesaggio a soggetti storici e letterari, dando inizio ad un genere pittorico nuovo in Italia, il paesaggio istoriato. I primi risultati sono rappresentati dal “Passo delle Termopili”, offerto al re Carlo Felice nel 1823, e dalla “Morte del Conte Josselin de Montmorency”. Nel 1831 d'Azeglio si trasferisce a Milano, sposando, quello stesso anno Giulia, figlia di Alessandro Manzoni. Quello milanese è un periodo fecondo per il pittore torinese, che dipinge assiduamente ed espone con regolarità all'Accademia di Brera dal 1831 al 1843. Nello stesso periodo, d'Azeglio, che si lega al vivace mondo intellettuale e politico milanese, dà inizio ad una brillante carriera letteraria, pubblicando nel 1833 il romanzo Ettore Fieramosca o La disfida di Barletta. Nel 1835, dopo la morte della prima moglie, sposa Luisa Blondel Maumary. Mantiene stretti rapporti con la dinastia sabauda, che gli commissiona una serie di quadri di soggetto storico, tra cui la serie destinata alla “Sala del Pranzo” di Palazzo Reale richiesta da re Carlo Alberto nel 1837. All'inizio degli anni Quaranta, d'Azeglio inizia un'intensa attività politica, che lo vedrà, nel 1849, assumere la carica di presidente del Consiglio del Regno Sardo. Continua a dipingere, se pur con minore intensità, esponendo soprattutto alle mostre della Promotrice di Belle Arti a Torino, città in cui trascorre gli ultimi anni della sua vita, alternando frequenti soggiorni a Cannero, sul lago Maggiore.
Muore a Torino il 16 gennaio del 1866.