L’Africa nel collezionismo europeo: storia, responsabilità, prospettive future – conferenza
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- 7 June 2017
L’Africa nel collezionismo europeo: storia, responsabilità, prospettive future
con Cecilia Pennacini, Direttore del Museo di Antropologia ed Etnografia dell'Università di Torino e Anna Maria Pecci, ricercatrice
Grazie a un’antica tradizione di esploratori e viaggiatori, l’Italia possiede importanti collezioni africanistiche conservate in musei antropologici, artistici e in raccolte missionarie e private. Un tempo esibiti nei gabinetti di curiosità degli aristocratici, questi oggetti furono studiati, a partire dal XIX secolo, in quanto testimonianze della varietà della specie umana. Tutt’ora essi continuano ad alimentare il nostro immaginario esotico. Concepiti come dei trofei, furono spesso espropriati o acquistati a poco prezzo all’interno di scambi profondamente diseguali. La spoliazione della produzione artistica africana fu massiccia: oggi essa si trova in gran parte fuori dal continente. La memoria della violenza predatoria resta dunque inscritta in questi oggetti, richiamandoci a una responsabilità su cui dobbiamo interrogarci. Per questo negli ultimi anni, molti musei occidentali hanno avviato un processo di “rilettura” delle collezioni africanistiche condotto anche grazie alla partecipazione di rappresentanti delle comunità migranti. Lo sguardo di chi proviene dalle regioni da cui gli oggetti sono giunti, la ricostruzione del contesto culturale che li ha generati e delle circostanze storiche delle acquisizioni possono infatti aiutarci a comprendere l’eredità complessa e drammatica di cui sono traccia.
Cecilia Pennacini dirige il Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino, dove insegna Antropologia culturale, Antropologia visiva, Antropologia dei media ed Etnologia dell’Africa. Dal 1988 conduce ricerche etnologiche in Africa centro-orientale (Repubblica Democratica del Congo, Burundi, Tanzania, Uganda). Dal 2001 è a capo della Missione Etnologica Italiana in Africa Equatoriale (Ministero degli Affari Esteri). È autrice e curatrice di alcuni volumi (Kubandwa. La possessione spiritica nell’Africa dei Grandi Laghi, Torino, Trauben, seconda edizione 2013; Filmare le culture. Un’introduzione all’antropologia visiva, Roma, Carocci, 2005; La ricerca sul campo in Antropologia. Oggetti e metodi, Roma, Carocci, 2010), e di numerosi articoli pubblicati su riviste scientifiche. Si è inoltre occupata a lungo di cinema etnografico, realizzando alcuni documentari tra cui Kampala Babel (2008, Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza con il sostegno del Piemonte Doc Film Fund).
Anna Maria Pecci - antropologa culturale e museale, si occupa della valorizzazione di patrimoni culturali in una prospettiva di accessibilità, partecipazione, mediazione ed empowerment culturale. Ha coordinato progetti di rilettura e interpretazione inclusiva di collezioni etnografiche quali Migranti e Patrimoni Culturali (2005-2008), Lingua contro Lingua. Una mostra collaborativa (2008-2009) nell’iniziativa europea MAP for ID - Museums as Places for Intercultural Dialogue, L’arte di fare la differenza (2012 e 2013/14) di cui è anche ideatrice. Tra le sue pubblicazioni: Patrimoni in migrazione. Accessibilità, partecipazione, mediazione nei musei (2009), Arte dei margini. Collezioni di Art Brut, creatività relazionale, educazione alla differenza (2013), A (quale?) regola d’arte. Contributi sulla frontiera tra inside e outside (2016). Svolge attività di progettazione, consulenza e formazione sia come ricercatrice indipendente sia nell’ambito dell’Associazione culturale Passages di cui è co-fondatrice.
Ingresso gratuito (fino a esaurimento posti disponibili)
Prenotazioni consigliate (t. 011 4436999 – email didattica@fondazionetorinomusei.it)