EMANUELE D’AZEGLIO, IL COLLEZIONISMO COME PASSIONE. Dal Burlington Club di Londra al Museo Civico di Torino – mostra
- Exhibition
- 2 December 2016 - 6 March 2017
EMANUELE D’AZEGLIO, IL COLLEZIONISMO COME PASSIONE. Dal Burlington Club di Londra al Museo Civico di Torino
Raccogliete, raccogliete, fatevi una raccolta: vi sono le monete, le conchiglie, gl’insetti, i minerali, le tabacchiere, le miniature, gli uccelli, i ventagli, i bottoni e, santo Dio! anche le scatole dei zolfanelli ed i francobolli.
Raccogliete ciascuno secondo la vostra inclinazione, la vostra intelligenza, il vostro capriccio. Edoardo Calandra su Emanuele d’Azeglio
Giovedì 1 dicembre 2016 ore 11.00 - conferenza stampa | ore 18.00 inaugurazione
Palazzo Madama presenta dal 2 dicembre 2016 al 6 marzo 2017 Emanuele d’Azeglio. Il collezionismo come passione, mostra che celebra, a duecento anni esatti dalla sua nascita, il grande collezionista e mecenate piemontese che, dopo una brillante carriera diplomatica, fu dal 1879 al 1890 direttore del Museo Civico di Torino. La mostra – curata da Cristina Maritano, conservatore per le arti decorative di Palazzo Madama - si concentra sulla grande passione collezionistica di Emanuele d’Azeglio, le cui preziose raccolte di ceramiche e di vetri dorati, graffiti e dipinti, conservate a Palazzo Madama, costituiscono oggi una collezione unica al mondo, per qualità e numero di pezzi.
Vittorio Emanuele Taparelli d’Azeglio (1816-1890), nasce a Torino in una delle più importanti famiglie della nobiltà piemontese dell’epoca ed è avviato alla carriera diplomatica che lo porta a prestare servizio in varie sedi europee: Monaco di Baviera, Vienna, L'Aja, Bruxelles, San Pietroburgo. Molto apprezzato da Cavour non solo per l’abilità politica ma anche per la sua cultura e capacità di intessere relazioni sociali, nel 1850, a soli 34 anni, diventa ministro plenipotenziario a Londra per il Regno di Sardegna, e poi d’Italia. Nel vivace clima culturale londinese di fine ‘800 diventa un raffinato conoscitore e collezionista d’arte, abilità che sfrutta come strumento di ascesa e affermazione sociale, tanto che per sua iniziativa nasce per sua iniziativa il celebre Burlington Club, dove ha la possibilità di entrare in contatto con i principali collezionisti e antiquari dell’epoca. Frequenta inoltre i direttori dei grandi musei londinesi, come il British Museum e il Victoria and Albert Museum. Sono gli anni della bricabracomanie, la febbre del collezionismo, passione che si diffonde rapidamente soprattutto tra chi viaggia e che spinge i collezionisti in tutta Europa alla ricerca di tesori nascosti nei negozi d’anticaglie. Per Emanuele d’Azeglio la passione collezionistica si concretizza in numerose raccolte, che si avvicendano nel tempo: porcellane cinesi e giapponesi, dipinti di antichi Maestri, maioliche e porcellane italiane, infine i vetri dipinti, l’ultima sua grande avventura.
La mostra a Palazzo Madama coinvolge tutti i piani del museo attraverso un percorso “diffuso” segnalato al pubblico da un’apposita grafica. Al piano nobile, Gabinetto Cinese, Piccola Guardaroba e Camera Nuova ospitano un approfondimento sulla vita di Emanuele d’Azeglio e dei suoi interessi collezionistici.
Ritiratosi dall’attività diplomatica nel 1868, cresce in lui l’impegno verso il Museo Civico di Torino, a cui fa confluire donazioni e segnalazioni per gli acquisti, con l’ambizioso obiettivo di renderlo una realtà di rilievo internazionale nelle arti decorative, sull’esempio dei prestigiosi musei inglesi. Insieme alla raccolta ceramica, oggetto di attenzione costante e continuamente incrementata, colleziona oltre un centinaio di vetri eglomisés, dipinti e dorati, che lascia in eredità al Museo torinese. Oltre alle opere di proprietà di Palazzo Madama, sono esposti in mostra alcuni importanti prestiti: i codici miniati quattrocenteschi Sforza e d'Avalos, acquistati da d’Azeglio a Londra e poi ceduti alla Biblioteca Reale di Torino; i due eccezionali piatti in maiolica rinascimentale provenienti dal Museo Nazionale del Bargello di Firenze; la Scrivania “alla mazzarina” di Luigi Prinotto appartenuta alla famiglia d’Azeglio e oggi parte delle collezioni della Venaria Reale. Ritorna inoltre a Torino, per la prima volta dopo più di un secolo, la celebre Madonna Villamarina, uno dei dipinti più enigmatici e affascinanti della pittura italiana del Rinascimento, oggi conservato alla Fondazione Cini di Venezia. Tra i prestiti anche due preziose tavolette di Antoine de Lonhy - appartenute a d’Azeglio e recentemente riemerse sul mercato antiquario – che dialogano, in Sala Acaia, con la serie già di proprietà del museo. L’esposizione prosegue illustrando l'attività di direzione che Emanuele d’Azeglio svolse dal 1879 al 1890, con uno slancio e un entusiasmo propri di chi finalmente asseconda le proprie più vere inclinazioni. Vengono ripercorse le principali acquisizioni compiute, ampliando come direttore le collezioni e delineando la futura espansione del Museo: dai capitelli provenienti dal chiostro di Sant'Orso di Aosta, ai ritratti sabaudi, dalle ricche collezioni di arte decorativa a quelle tessili prima trascurate. Il percorso si sofferma anche sul prezioso servizio di porcellana di Meissen appartenuto alla famiglia Taparelli d’Azeglio, e acquistato nel 2013 da Palazzo Madama attraverso una vasta operazione di crowdfunding, la prima del genere in Italia, che ha visto la partecipazione di oltre 1.500 donatori. La scoperta dell’esistenza di questo servizio - rimasto eccezionalmente integro fino ai giorni nostri - è avvenuta grazie allo studio di un dipinto di Massimo d’Azeglio del 1846, Natura morta con fiori e oggetti, conservato alla GAM di Torino e ora in prestito in occasione della mostra, che raffigura proprio una delle tazzine con lo stemma dei Taparelli.